Intervista di Pina Farina a Massimo,
proveniente da una sezione protetta
scontando fino all'ultimo giorno la sua pena in carcere



Chi era Massino da piccolo?

Massimo da piccolo era un ragazzo molto timido e chiuso in sé stesso e proprio questo l’ha portato a rimanere sempre in disparte rispetto agli altri ragazzi. Mi ricordo quando da piccolo, dalla mia finestra, osservavo i ragazzi che giocavano a nascondino o con la bici.

A causa della mia timidezza ho sempre evitato di giocare con loro infatti, aspettavo che non ci fosse più nessuno per prendere la bici e scendere giù.

Cosa ricordi della tua infanzia?

Della mia infanzia ho solo brutti ricordi, episodi in cui ho subito maltrattamenti da parte di persone di cui mi fidavo.

Quando sei un bambino, circondato da persone adulte, dovresti sentirti al sicuro, protetto ma per me non è stato così ho subito forme di violenza, abusi di cui solo adesso, una volta adulto, ne ho preso consapevolezza.

Cosa ti ha portato a sbagliare?

Ho sbagliato a causa della vergogna che provavo e del male che per tanti anni ho subito sulla mia pelle. Ho sbagliato, scaricando tutto il mio dolore e tutto il mio malessere sulla mia famiglia, in particolare su mio figlio.

Gli ho tolto tutto, privandolo dei momenti più belli e spensierati dell’infanzia come avevano fatto gli altri con me quando ero solo un ragazzino.

Come hai vissuto la detenzione?

All’inizio non è stato semplice anzi, è stata molto dura. Ho subito cose orribili oltre a ricevere continui insulti.

Essendo la mia una sezione particolare, “PROTETTA”, continuavo a pensare di avere davanti a me due scelte:  fare la pecora o comportarmi da lupo. Solo con il passare del tempo ho iniziato ad inserirmi imparando che se tratti con rispetto gli altri, loro ricambieranno con la stessa moneta.

Il percorso di reinserimento sociale ha cambiato la tua vita?

Si, la mia vita è cambiata tantissimo e questo è sicuramente merito degli psicologi e degli educatori con i quali sono entrato in contatto. Infatti, grazie a loro sono riuscito ad abbattere quei muri che fino ad oggi sembravano indistruttibili e che per anni mi avevano causato solo tanta rabbia e sofferenza.

Ho capito che, ritrovando se stessi , si ha maggiore probabilità di non provare vergogna nel rapportarsi con gli altri.

È proprio questo rapporto con gli altri, il dialogare, l’aprirsi a nuove persone che ti rende più forte.

Come vedi il tuo futuro?

Il mio futuro lo vedo con ottimismo. In questi anni sono cambiato tanto diventando più forte, deciso e consapevole su come affrontare il futuro.

Nonostante oggi, faccia fatica ad andare avanti con pochi spicci  a causa della mia condizione economica posso ritenermi  “felicissimo” per la libertà riconquistata tanto da poter urlare: “VIVA LA LIBERTA’”

Cosa consiglieresti alle persone che stanno commettendo il tuo stesso reato?

La prima cosa che direi loro è di fermarsi, esortandoli a non sfogare il proprio malessere verso altre persone sia adulte che bambini.

Consiglierei loro di chiedere aiuto non solo a chi gli sta accanto ma anche e soprattutto a persone esperte, come ho fatto io e come sto continuando a fare.

Spiegherei a queste persone di credere nell’aiuto degli altri perché solo così si può  sperare in un futuro migliore e abbattere quei muri che ognuno ha dentro di sé.

Solo con il tempo si potrà ritrovare la serenità persa, i figli e tutte le persone che amavate, con la speranza di ricostruire nuovamente una famiglia.

 

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